Oggi visita al cimitero generale di Sucre. I cimiteri sono sempre luoghi interessanti, perché rivelano tratti generali della cultura locale e raccontano, talora, storie remote e recenti, spesso non del tutto chiare e che, proprio per questo, stimolano la curiosità e la fantasia.
È il caso anche dei primi due monumenti su cui mi soffermo. Il primo celebra le virtù civili. Ma non capisco a che cosa si riferisca precisamente.
Il secondo, molto hollywoodiano, è dedicato ad un musicista, forse un cantante, morto pochi anni fa. Forse insieme al figlioletto sepolto lì. Forse un incidente di macchina?
Ci sono poi alcuni monumenti che celebrano le guerre, gloriose come tutte le guerre, in cui la Bolivia ha perso al Brasile, al Cile e al Perù un terzo del suo territorio oltre che l’accesso al mare.
Per noi insolite sono le cappelle delle associazioni di mestiere: i lavoratori del petrolio, i ferrovieri, gli operai cattolici…
Un angolo è dedicato agli ebrei fuggiti dalla Germania nazista e morti qua.
Le differenze di classe sono rigorose: una fossa e una croce iscritta a mano in un campo di sterpi per i più poveri, tumuli a schiera per la classe media e mausolei di stile eclettico per le grandi famiglie.
Le differenze di classe si vedono anche nei lavori che il cimitero dà (al di là degli addetti ufficiali). In fondo ci stanno i bambini il cui servizio consiste nel trasporto della scala per raggiungere i tumuli più alti. Un gradino più su i ragazzi che fanno da guida “turistica” al cimitero. In cima, per modo di dire, si trovano i ciechi e le cieche che offrono un importante ufficio: salmodiare con voce straziante le “oraciones” per i defunti, ovvero in vece e per i parenti.
All’uscita sono in ritardo. Il cimitero chiude per la siesta di mezzogiorno. Un guardiano, bonario cerbero, mi apre il lucchetto del cancello e scaccia un petulante ragazzino portascala che vorrebbe intrufolarsi nel cimitero.
Foto belle e interessanti, vorrei vederle anche a colori! Come stanno andando i tour?