Il Tinku è una festa che si svolge tra il 3 e il 5 di maggio nella zona di Potosí e che risale ai combattimenti rituali della popolazione aymará in onore della Pachamama, la Madre Terra…
Un momento! Cosa c’entra la madre terra, la croce, il combattimento rituale con quello che vedo io qui?
Sono sulla piazza di Macha alle otto del mattino e vedo: un mercato variopinto con venditori e merci che vengono da La Paz, Potosí, Cochabamba, da tutta la Bolivia. Uno schieramento di polizia in tenuta anti sommossa. Una decina di gringos. Una mezza dozzina di fotografi e giornalisti. Una trentina forse di spettatori e turisti boliviani.
E poi vedo la piazza che si riempie di una folla sempre più numerosa a mano a mano che le “comunidades” raggiungono il villaggio. Donne con bambini sulla schiena. Uomini con flauti e “charango”. Tutti vestono costumi tradizionali ma mescolati a jeans e magliette moderne. La musica si ripete ossessiva. Donne e uomini battono ritmicamente i piedi, formano un cerchio, ruotano in una direzione, poi nell’altra. Improvvisamente il gruppo si mette a correre lungo un lato della piazza. Si ferma e ripete la danza.
Scorre l’alcol: birra e “chicha”. A metà mattina molti già barcollano. A mezzogiorno i bordi della piazza sono cosparsi di uomini sopraffatti dall’alcol. Nessuno si cura dei corpi stesi.
Vicino alla chiesa si scontrano gli uomini. Quando il corpo a corpo rischia di allargarsi e diventare zuffa generale, la polizia interviene con il gas lacrimogeno. Uomini, donne e bambini fuggono, si accovacciano a terra, si coprono la bocca con i fazzoletti o con le bucce dei mandarini. Dopo pochi minuti i gas sono dispersi e ricominciano i balli, le corse, i combattimenti. Vedo volti coperti di sangue, nasi rotti, sopraccigli spaccati. Sangue, sudore, polvere. Occhi sbarrati per la fatica e per l’alcol. Riprende la corsa. Lo stesso ritornello ritmico si ripete migliaia di volte in un crescendo di ebrezza. Scarpe e stivali martellano il terreno.
Ora non solo la piazza è piena. Tutte le vie laterali, i campi e il greto del fiume sono pieni di persone che mangiano, bivaccano, ballano, suonano e, soprattutto, bevono.
A mezzogiorno c’è una breve pausa per mangiare. C’è chi si è portato qualcosa da casa. Molti mangiano un piatto di pollo e riso nei “ristoranti” improvvisati con tela cerata nel centro della piazza. Ma quasi subito riprendono i balli, le corse, i combattimenti in una piazza sempre più piena. La polizia non c’è più.
Alle tre decidiamo di andare. Non solo Peter ed io, i due gringos, anche David la guida, che pure ha la moglie di un pueblo vicino, e il señor Suárez, che sul folclore, i miti e la storia della Bolivia ha scritto dei libri. Si percepisce che ormai tutto potrebbe accadere. L’ordine del mondo è dissolto. Agilulfo è sconfitto e regna Gurdulù.
O Pachamama?
Mamma mia…sembra proprio una bella avventura! 🙂 Molto belle anche le foto!
pachamamita loca…vida y violencia, colores y calamidades
ma per fotografare ci voleva l’accredito ? (e un corrispettivo in denaro?)
Sì. Costava circa 10 euro…