La Merica


L’America (USA) è come la immaginiamo, come l’abbiamo vista e sentita in mille e mille film. Le sirene della polizia, le autostrade a sei corsie, il popcorn, i condizionatori sempre accesi.

“Scusi, signore, se al suo piano non c’è la macchina del ghiaccio, ma la trova al piano inferiore.” Ormai sto al gioco, sfodero un gran sorriso e mostro entusiasmo: “Awesome! I really appreciate it!” Non voglio deluderlo dicendogli che non me ne importa niente del ghiaccio, che odio il ghiaccio, che maledico ogni volta (in silenzio) il cameriere che mi porta la bibita, la cola, l’acqua con tonnellate di ghiaccio. Sempre con un sorriso: “How was your day, Sir”. Tutto bene, grazie, però il vino bianco lo puoi servire fresco MA NON CONGELATO! E scelgo quello cileno che spero sia meno dolce di quello californiano.

Sono sempre gentilissimi e parlano volentieri, ma non riesco ad approfondire un solo argomento. E questo mi rende molto insicuro e ammutolisco subito.

Ho preso a noleggio una bella Dodge Avenger e giro i parchi naturali, le highway, le expressway, gli sterminati parcheggi dei Mall. Le miglia non sono chilometri e le distanze diventano immense. È difficile muoversi senza macchina.

Davanti al museo di Charleston una anziana signora mi chiama da una macchina e mi chiede dove è il parcheggio. “Qui c’è scritto che il museo ha un parcheggio!” “Non lo so signora, mi dispiace.” “Ma lei dove ha parcheggiato?” “Mi dispiace signora. Son venuto qui a piedi. Sono europeo.”

Ho abitato nei motel con la macchina davanti alla porta. Stanze uguali e perfettamente attrezzate, compreso il ferro da stiro e l’asse. E la TV, naturalmente. Che non ho mai acceso se non per guardare le partite dei mondiali. Di calcio, quello europeo.

Al Dolphin Mall di Miami (solo una ventina di miglia DA Miami) ho visto due partite. Una dell’Argentina ed era tutta in spagnolo con pubblico di lingua spagnola e il commentatore che grida: goooooooooooooooooooooooool! fino a strozzarsi. L’altra, poche ore dopo, degli USA con commento in inglese e ragazza in piedi sul bancone che versa il rum (o simile) nelle bocche dei stellestrisce.

La Merica rimane per me un paese incomprensibile. Produce la più alta tecnologia (anche l’iPhone su cui sto digitando ora), domina il mondo non solo militarmente ma anche con lo stile di vita che ormai da sessant’anni ci condiziona, ma noi ci consideriamo diversi e superiori. Senza tuttavia riuscire a fornire un’alternativa valida o convincente.

“E come è stata la sua giornata, signore?” “Awesome! I really appreciate it!” E che cosa c’entra? Niente, va bene così.

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Categories: USA

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